Il terreno

Il terrenoPer la coltivazione dello zafferano sono necessari due terreni.

Nel primo terreno i bulbi, trapiantati in agosto, sono cresciuti e si sono riprodotti nei mesi invernali e primaverili, per essere scavati, asportati e selezionati nell’agosto successivo. Il secondo terreno va lavorato, preparato, e lasciato a riposo da novembre ad agosto, quando ospiterà i bulbi nella fase del trapianto. Qui, nell’autunno seguente, sbocceranno i caratteristici fiori viola.

Occorre cambiare di anno in anno gli appezzamenti dove mettere a dimora lo zafferano, secondo una rotazione che prevede anche sei o sette anni di intervallo.

La scelta del terreno è essenziale. Esso deve poter trattenere l’umidità, ma non permettere il ristagno dell’acqua: per questo motivo è importante che i bulbi siano trapiantati in terreni inclinati, mai del tutto pianeggianti. Riguardo alla composizione, il suolo migliore è costituito da terreno di medio impasto a struttura humo-argillosa, fresco, con un elevato contenuto di sostanza organica.

Per permettere che si realizzino queste condizioni ottimali, è necessario che il terreno sia lavorato a maggese per un anno, prima di trapiantarci lo zafferano ed è preferibile che l’anno precedente il maggese la terra sia stata coltivata con leguminose, che la arricchiscono di azoto.

La lavorazione comincia ad agosto-settembre con la concimazione. In passato i terreni venivano concimati con “l’ammandratura”, cioè ponendovi gli stazzi delle pecore. Il loro sterco era preferito agli altri, in quanto non paglioso e consumato dal “rumine” delle pecore, che difficilmente portava semi intatti di erbe che poi sarebbero cresciute sul campo. Attualmente l’utilizzo del concime ovino è stato invece sostituito dall’uso di quello bovino.

Dopo la concimazione il terreno viene immediatamente arato per ricoprire il letame con la terra, in modo che il concime non venga sfruttato dal sole e dall’aria, ma si possa sciogliere nella terra e ingrassarla. In seguito, il campo viene lavorato più volte con la fresatura, per evitare la comparsa di erbe non desiderate e, ad agosto dell’anno successivo, è pronto per accogliere il trapianto del bulbo.